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La mia storia con la montagna parte di qui. E’ una serie personale senza lieto fine. I suoi episodi sono oscuri e privi di contenuto. Solo l’insuccesso, se ci sarà, porterà a una seconda serie.
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Il primo episodio ha come mio istigatore il Pollino e una mia amica che lo ama moltissimo.
Loro sono sempre su facebook e mi ossessionano al punto che anche io voglio dire la mia sulla montagna. Montagna che ho imparato a praticare fin da piccolo con mio papà con cui andavo sui crinali e sulle vette più alte quando passavo quattro mesi estivi a Bardonecchia con la nonna - Andavamo io e lui da soli. Andare con il papà significava lasciare i giochi quotidiani con le amichette e amichetti e quindi l’avvio era sempre, direi oggi, un passo laterale troppo creativo e quindi gradito poco o nulla.
Questa è la prima cosa che ho imparato dalla montagna: se vuoi essere sgradito fai un salto laterale troppo creativo.
Poi sono cresciuto e la nuova coppia diventò io e la fidanzatina di ruolo. Dopo fu sempre così con l’aggiunta del cane o dei cani se anche lei ne aveva uno.
La montagna è il pied-à-terre dove si sta sdraiati su complici moquette di muschio o di neve, ove il sottofondo intrigante di gioco di luci e suoni è sempre attivo e il frigo bar ha il costante gorgoglio del rigagnolo cin cin.
Questa è la seconda cosa che ho imparato dalla montagna - una compagna di ruolo, quando ha il tuo stesso obiettivo, assume il ruolo di una compagna.
Su questo insegnamento della montagna ho fondato e gestito le mie aziende.