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DRAGO DA PASSEGGIO

Per il sermoncino di Capodanno scelgo Carlo Mollino (a noi caro per vari motivi) che, accompagnando il dono agli amici del “drago da passeggio”, scriveva: «L’ uomo è presente nel Creato per fare praticamente il meno possibile e cioè, in ultima analisi, per non fare nulla».

... e per chi volesse approfondire: "Il drago da passeggio che offro agli amici, originario dell’India, è il noto drago del Panjab, di piccola taglia, di singolare intelligenza e vago aspetto. Il mantello, sempre di prestigiosa decorazione, si adatta congenialmente e all’istante con il paesaggio interiore di ciascun proprietario, dirò meglio compagno, in quanto il drago del Panjab non è né servile, né ribelle e sostituisce senza timor di confronto il cane e particolarmente il cane da signora, il pechinese, forse il più cretino e disgustoso del creato. Al ritmo alterno e plastico del trarre di guinzaglio, in uno col passo, il drago procederà solerte al fianco con dolce frinìre, avvertendo ogni disarmonia d’incesso con particolare ansito; ansito che diverrà sibilo rantolante, caratteristica del drago irritato, quando questi oscillasse appeso per insulsa fretta o addirittura per la pretesa di fargli salire le scale (invece di prenderlo in braccio, come si deve). Le scale, per contro, le scenderà da solo con disinvolta scioltezza e senza saltare stupidamente i gradini. Come la sua precisa velocità, questo apparente contrasto di addestramento fu calcolato ad hoc onde infondere al compagno uno stato d’animo alieno da qualsiasi ansia di rapidità. Il drago ha facoltà altresì di circuitare in loco con armoniosi arabeschi, favorendo così soste e pretesti per ogni discreto volger di sguardo e ancora per avviare «casuali» conoscenze.
Passeggiare in solitudine oggi, dopo esser scesi fortunosamente dalla tigre in corsa, può apparire allo sprovveduto sconcertante se non pauroso, ciò anche a causa della diffusa incapacità attuale dell’uomo di saper star solo con se stesso. Il passeggio puro implica contemplazione e meditazione in sintesi, senza fini e mete predisposte. Il ritmo dolce del passo, così come quello della versificazione con o senza rima, sollecita armonicamente il moto del nostro spirito e lo beatifica, mentre l’Universo si ridimensiona nella sfera di intelligente serenità del saggio”.

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