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19 ottobre 2020

quando eri presidente dell’ADI mi hai coinvolto nell’impegnativo tema della “ipotesi di rifondazione del progetto” - il tema è rimasto sospeso perchè la tua ipotesi presupponeva una società in cui il concetto di progettazione fosse un alcunché di collettivo teso ad ottenere oggetti condivisi da tutti secondo criteri di utilità ed estetica. Una catena progettuale, produttiva e distributiva che rappresentasse lo sforzo congiunto di tutti gli attori che partecipavano al processo stesso: intellettuali, imprenditori, lavoratori, distributori, utenti finali. Tu, noi, sapevamo che l’ipotesi di una scelta progettuale libera e capace di proporre un nuovo modo di intendere il rapporto bisogno-consumo era solo una pia illusione in quanto il sistema socioeconomico era di fatto pre-destinato per sopravvivere. Sistema che si poneva come unico modello capace di creare risultati di crescente benessere. Hai dedicato tempo e progetti per dimostrare che una semplice saldatura o un colpo di maglio su una putrella rappresentavano tutti gli operatori della produzione e che questi operatori dovevano essere messi in primo piano. Tu, come designer, ma innanzitutto come artista, hai isolato i manufatti più basici come se dicessi che se non erano design erano arte. Un abbraccioThe body content of your post goes here. To edit this text, click on it and delete this default text and start typing your own or paste your own from a different source.

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