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ORNAMENTO E CONSUMI

il prodotto, in sé, non è mai un ornamento - i comportamenti della gente possono trasformare qualsiasi prodotto in un ornamento - trasformare un prodotto in un ornamento fa parte della sfera del gioco e in questa sfera va valutato il comportamento del consumatore - se questo comportamento è compulsivo, l’ornamento diventa kitsch

Piero Luigi Carcerano - Come sempre all’architetto Salio non mancano le provocazioni di tipo sostanziale. Va bene! Parliamo di ornamento. Per i perbenisti del design questo sostantivo potrebbe tuonare quasi come un’ingiuria, un’offesa agli insegnamenti dei grandi maestri del design. Anni di dibatti a parlare di estetica, di gusto, di purezza della forma e del rimando alle funzionalità proprie dell’oggetto e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Una storia lunga di alfabetismi del linguaggio del progetto e delle sue variabili esecutive quindi non possiamo essere banali. Il tema mi porta a pensare ai grandi maestri della musica: in particolare penso a Bach considerato uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi ed è ritenuto, oggi, un contrappuntista moderno: questo per sottolinearne la grandezza.
La musica di Bach è ricca di abbellimenti ed è considerata pura ed irraggiungibile, essenziale e dinamica e che sempre tocca le corde emotive. L’ornamento o abbellimento non ne intacca la purezza ma ne esalta la bellezza. Certo che un trillo eseguito maldestramente pregiudica la bellezza musicale. Dopo aver suonato l’ultima nota del trillo, cioè la nota reale, sarà indispensabile interrompere la vibrazione della nota superiore con la quale abbiamo eseguito l’abbellimento per evitare il perdurare dell’intervallo di seconda che andrebbe a formare una fastidiosa dissonanza.
Per il designer vale la stessa regola. Pensiamo pure all’ornamento come completamento della forma pura; l’importante e che l’esecuzione del progetto non esegua maldestramente un trillo.

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